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Si chiama Katie Bouman e ha 29 anni. Con il suo team ha creato un software in grado di unire le masse di dati raccolte dai radiotelescopi in un’unica immagine coerente

 

Per la prima volta è stata elaborata l’immagine di un buco nero. E la donna che ha sviluppato l’algoritmo che ha reso possibile questo traguardo ha solo 29 anni: si chiama Katie Bouman. Era una studentessa di dottorato in Informatica e Intelligenza Artificiale presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) quando si è unita alla squadra che lavorava al progetto. Con il suo team ha creato un algoritmo in grado di unire masse di dati raccolti dal telescopio Event Horizon in un’unica immagine.
Dopo 3 anni di lavoro, mercoledì la ricercatrice ha pubblicato la foto del momento in cui l’immagine del buco nero si è materializzata sullo schermo del suo computer: lo scatto è già diventato virale e passerà alla storia, perché il ruolo della scienziata è stato determinante.

Un’altra immagine, distribuita dal MIT stesso, la mostra praticamente sommersa dalle speciali cassette che contengono i miliardi e miliardi di byte raccolti dagli otto radiotelescopi che hanno ha partecipato all’impresa. In modo molto sagace, il MIT la paragona a un’altra importante donna di scienza che ha avuto a che fare con lo spazio, quella Margaret Hamilton che scrisse, più di 50 anni fa, il software che portò l’uomo sulla Luna.

In un discorso al TED del 2016, Bouman aveva detto: «Vorrei incoraggiare tutti a spingere oltre i confini della scienza, anche se a prima vista potrebbero sembrare misteriosi come un buco nero». Una vera role model per tutte le ragazze che sognano di diventare donne di scienza o di seguire le proprie passioni per la tecnologia.


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