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«Che cosa vuoi fare da grande?» ha chiesto l’Ocse ai 600mila quindicenni di 41 Paesi che nel 2018 hanno partecipato ai test Pisa, quelli che misurano la preparazione degli studenti. Le loro risposte non sono state molto diverse da quelle che avevano dato i 15enni del 2000: le ragazze sognano di fare le dottoresse, le insegnanti, le manager; i ragazzi vogliono diventare ingegneri, manager, dottori. Riusciranno a fare il lavoro che sognano?
Andreas Schleicher, responsabile dell’educazione dell’Ocse, nella presentazione dello studio al World Economic Forum di Davos – ha evidenziato che sempre più adolescenti scelgono il lavoro che sognano da un lista ristretta delle occupazioni più popolari e tradizionali. «L’indagine – ha notato Schleicher – mostra che troppi adolescenti non conoscono i nuovi lavori che stanno emergendo, particolarmente come risultato della digitalizzazione».
In media il 47% dei ragazzi e il 53% delle ragazze però sceglie una delle 10 occupazioni più popolari (in Italia la concentrazione è più bassa della media, al 41%).
Il lavoro più cercato dai ragazzi è invece l’ingegnere (7,7%). La percentuale di adolescenti che sogna di fare l’insegnante, secondo lavoro più popolare dopo il dottore 39%. La quota di impieghi citati dai ragazzi a forte rischio di essere automatizzati nel giro dei prossimi 10-15 anni 25%.
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L’Ocse pone un’altra domanda scomoda: questi ragazzi sanno quello che devono studiare per fare il lavoro che sognano? Il genere continua ad esercitare una forte influenza. Tra gli studenti che ottengono un punteggio elevato nei test PISA, sono soprattutto i ragazzi che più spesso si aspettano di lavorare nel campo della scienza e dell’ingegneria. Per contro, circa una studentessa su quattro pensa di lavorare in professioni sanitarie, ambito nel quale solo uno studente su nove pensa di impegnarsi. Non è diffuso tra le ragazze in Italia immaginare di lavorare nelle professioni legate alle TIC (Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione).
Il rapporto evidenzia inoltre il frequente disallineamento delle aspirazioni professionali dei giovani con l’istruzione e le qualifiche necessarie per realizzarle: in troppi sognano di diventare manager o professionisti ma non sono intenzionati a studiare all’università, in Italia questa percentuale è sopra il 40%.
Emerge poi un problema contrario di rassegnazione alla diseguaglianza: molti studenti svantaggiati che hanno ottimi risultati ai test Pisa non pensano di potere aspirare a carriere di successo. In Svizzera, nelle Filippine, in Giappone e in Repubblica Ceca sono più del 50%.
Come agire?
Ciò che occorre, conclude l’Ocse, è aiutare gli studenti a fare la scelta migliore per il proprio futuro professionale. Quindi più stage, visite in azienda, partecipazione alle fiere del lavoro. Occorre poi una figura di consulente per l’occupazione all’interno delle scuole su cui gli studenti possano fare affidamento. Preparare bene gli studenti per il mondo lavorativo che incontreranno è una delle più lungimiranti strategie che si possano adottare per migliorare l’occupazione.
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