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Su 7, il magazine del Corriere della Sera, parla l’economista e manager, braccio destro di Zuckerberg.

«Se potessi parlare a me stessa adolescente, mi direi di non nascondere il mio potenziale». Era il 1987, Sheryl Sandberg si stava per diplomare in Florida, sarebbe andata a studiare economia a Harvard, a laurearsi con lode e diventare una delle donne più potenti al mondo e la direttrice operativa di Facebook, come scrive in Lean In (Facciamoci avanti – Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire nell’edizione italiana), il libro-manifesto pubblicato nel 2013. «E se ancora ci sono ragazzi che non reggono l’ambizione e la forza al femminile, vorrei dire alle teenager di oggi: lasciateli perdere, non uscite con chi non vi accetta così come siete».

 

Questo è quello che vuole comunicare Sheryl Sandberg, a poco meno di un mese dal suo cinquantesimo compleanno. Intervistata nella sede milanese di Facebook, dichiara: «Annuncio un grande investimento e l’obiettivo di avvicinare 100 mila italiani al digitale entro il 2019, non vogliamo che nessuno rimanga indietro. La tecnologia ha un incredibile potere di cambiarti la vita, ma bisogna essere in grado di usarla», dice d’un fiato.
Lo stesso vale per lo sport, sostiene: «Può aiutare le ragazze a trovare autostima e la fiducia in se stesse. Le nostre calciatrici ai Mondiali femminili di calcio, per esempio: è fantastico vederle, guardarle all’opera, stanno davvero rompendo gli stereotipi».

Alle donne ha iniziato a parlare nel 2010, invitandole con un Ted Talk a non farsi condizionare, non tanto e non solo dalla maternità, quanto dall’idea stessa avere un bambino nonostante le difficoltà. Di seguito il Ted Talk:

 

 

Sheryl Sandberg è impegnata sul fronte della parità di genere e della valorizzazione delle donne sul lavoro, nel suo libro analizza le cause per cui le donne faticano ad affermarsi nel mondo del lavoro e suggerisce come rimuovere questi ostacoli. Femminista e fondatrice della non profit collegata LeanIn.Org, che ha creato 43 mila circoli (70 in Italia) di donne che si incontrano regolarmente per confrontarsi, si dice orgogliosa e fiera del lavoro fatto. «Mi hanno detto e ripetuto che prendere questa posizione avrebbe rovinato la mia carriera, che non sarei più stata presa sul serio. Io sono felice di aver preso posizione. Le donne che sono venute prima mi hanno reso le cose più semplici, hanno preparato il terreno. So benissimo che dicendo qualunque cosa, da donna, sarò giudicata diversamente. È un male? Senza dubbio. Ma è così: lo chiamano “doppio standard“. Fin da piccole, se le bambine sono ambiziose, se si esprimono, vengono definite prepotenti e suscitano disagio. Cosa che non accade con i maschi, quasi mai».

 


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