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Siamo convinti che lo sport non conosca barriere, tanto meno quelle di genere. In realtà lo sport offre ancora un terreno fertile per i falsi miti. Ad esempio, così come la società ci fa pensare che esistano giochi per bambine e giochi per bambini, è ancora diffuso il pensiero che ci siano sport da maschi e sport da femmine. Andiamo a conoscere storie straordinarie di chi ha saputo scardinare questi stereotipi di genere nello sport.

Pochi giorni fa abbiamo assistito a un evento storico: l’attaccante del Lione Ada Hegerberg riceve per la prima volta il Pallone d’Oro, il prestigioso riconoscimento dedicato ai migliori giocatori di calcio al mondo. Quest’anno è stata introdotta la la categoria donna, a riconoscimento dei progressi che le donne stanno facendo per raggiungere la parità anche in questo settore.«Voglio ringraziare le mie compagne di squadra, perché senza di loro questo risultato non sarebbe stato possibile», ha spiegato nel suo discorso di ringraziamento  durante la premiazione. «Questo è un grande passo per il calcio femminile». Per poi concludere: «Ho qualche parola per le giovani ragazze di tutto il mondo: credete in voi stesse».

 

 

Un altro mondo popolato sopratutto da uomini è la nautica, ma sono sempre di più le ragazze che decidono di prendere il largo e che eccellono, come la velista inglese Annie Lush. Sin dalla nascita immersa nel mondo della vela e della competizione, ha vinto il titolo di campionessa mondiale in ben 4 edizioni delle Olimpiadi ed è una delle prime veliste ad essere selezionata a far parte del team tutto al femminile di SCA nell’edizione 2013 della Volvo Ocean Race. 

«Quando mi sono giunte all’orecchio le voci che si stava pensando di fare un equipaggio tutto al femminile non ho esitato un momento. Quando mi metto in testa qualcosa non mi ferma nessuno! Ho preso e ho telefonato proponendomi io stessa per la selezione». Così la Lush spiega come è andato il difficile salto che l’ha portata a navigare per i grandi oceani del mondo. Un passaggio che molti, e in particolar modo molte, non riescono a fare, rimanendo incastrate nel giro delle regate delle piccole imbarcazioni. Il pregiudizio riguarda in particolare la forza fisica necessaria per guidare la barca, ma Annie ci redarguisce: «Non è vero che c’è una differenza fisica. Se mi metti al grinder con un uomo della mia stessa stazza, non è detto che lui sia più forte di me. E ti assicuro che per quanto riguarda la dedizione, il sacrificio e la capacità d’essere team è assolutamente legata alla persona e non al genere».

Inoltre, ci ricorda: «Noi non vogliamo gareggiare contro gli uomini per dimostrare che possiamo. Lo abbiamo fatto già con SCA. Noi siamo spinte dallo stesso ardore di metterci alla prova con noi stesse e con gli elementi del mare e del vento».

 

Un altro esempio che scardina gli stereotipi di genere nello sport è illustre: parliamo del principino George, figlio del principe William e di Kate Middleton, che ama la danza. Quest’anno ha iniziato a frequentare regolarmente il suo corso di danza classica a Londra e preparerà così l’ammissione successiva alla Royal Academy of Dance. Siamo sicuri che la strada intrapresa dal piccolo George servirà da esempio a tantissimi ragazzi, a volte timidi o introversi, per poter seguire senza alcun tentennamento le proprie passioni.

Ricordiamo, a proposito di questa barriera psicologica ancora dura a morire, il video inspirational creato per Olimpiadi di Rio da Always e rilanciato sui social con l’hashtag #LikeAGirl per dare visibilità alle moltissime storie di ragazze che praticano “sport da uomini” senza complessi.

 

Lo sport è portatore dei valori di tolleranza, eguaglianza, parità, ragion per cui dovrebbe valorizzare tutte le differenze, e trasformarle in occasioni di sana competizione: siamo sicuri che lo stesso possa accadere anche per le differenze di genere.

 


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