
Samantha Cristoforetti, la prima donna europea Comandante della Stazione Spaziale Internazionale, risponde […] Leggi tutto
Tre figure femminili, con percorsi professionali diversi, in ruoli gestionali al Sud: la prima è attrice toscana, la seconda autrice milanese, la terza è organizzatrice artistica napoletana.
Con l’ultima nomina di Pamela Villoresi al Teatro Biondo di Palermo, si estende la mappa delle donne ai vertici di Teatri Stabili e Fondazioni. Si aggiunge alla Shammah al Franco Parenti di Milano e a Paola Donati del Due di Parma. Sul Corriere della Sera, Emilia Costantini ha dato loro spazio.
L’ultima arrivata è Pamela Villoresi, appena nominata direttrice del Teatro Stabile Biondo di Palermo. Ma nel 2018, sempre in Sicilia, un’altra donna, Laura Sicignano, è approdata alla direzione di un teatro pubblico, lo Stabile di Catania. E la prima donna a diventare sovrintendente, dieci anni fa, di uno dei più antichi e importanti teatri lirici europei, il San Carlo di Napoli, è Rosanna Purchia. Si aggiungono Andrée Ruth Shammah direttrice del Franco Parenti di Milano, Cecilia Gasdia dell’Arena di Verona e Paola Donati del Teatro Due di Parma.
«Sono rimasta stordita dalla gioia, quando ho saputo della nomina – ammette Villoresi -. Sono stata nominata all’unanimità: una responsabilità da far tremare i polsi». Anche Sicignano ha conquistato il ruolo rispondendo a un avviso pubblico: «È stata una sfida vinta». Uno Stabile, quello di Catania, con parecchi problemi: «Aveva 13 milioni di debito, che stiamo pagando tuttora. Forse, proprio perché la situazione era disperata hanno voluto una donna». Perché? «Abbiamo spirito di dedizione e non ci limitiamo all’esercizio di potere. È una missione mettere a posto le cose, ce l’abbiamo nel dna, ricostruire è bellissimo e comincio a vedere i primi risultati».
Avete dovuto fare i conti con certa mentalità maschilista?
Risponde Pamela: «Un po’, ma ho fatto mie le parole di Frida Kahlo: forte non come chi vince sempre, ma come chi sa resistere». Laura: «Il maschilismo non è un problema del Sud, è italiano in genere: quando una donna piacente fa carriera c’è spesso il sospetto su come sia arrivata al vertice». Conclude Pamela: «Il nostro difetto maggiore è che non crediamo abbastanza in noi stesse, non gonfiamo le piume come i galli».